
Salvata grazie ad una bottiglietta d’acqua e alla prontezza e alla perseveranza di quattro poliziotti. Nel primo pomeriggio del 19 aprile Sabrina (il nome è di fantasia) aveva deciso di farla finita. Stava minacciando di saltare giù dal terrazzo di un palazzo di dieci piani. Aveva scelto uno stabile della Bestat. Un edificio nel quale, tra l’altro, la donna non abitava, e i cui inquilini erano del tutto ignari della tragedia che stava per accadere. Sabrina è stata per mezz’ora ad un passo dal baratro della morte. Sospesa su un cornicione, confusa e semi-addormentata.
Nella testa un solo tarlo: “Devo farla finita”. E’ stata strappata alla morte grazie alla professionalità di quattro agenti in borghese della Questura: l’ispettore Gionatan Scasciamacchia, il sovrintendente capo Lorenzo Greco e gli assistenti capo Nunzio Giorgio e Gianluca Midulla. «Eravano in zona per controlli antidroga quando è arrivata la chiamata della centrale operativa- dice l’ispettore Scasciamacchia, uno dei coordinatori della sezione “Falchi” della Squadra Mobile – con i miei colleghi ci siano guardati in faccia, un cenno d’intesa e la corsa verso il palazzo che ci avevano indicato». Non c’era tempo da perdere. In tre sono saliti in cima all’edificio con un montacarichi, un quarto è rimasto in strada in attesa dell’arrivo dei vigili del fuoco e dei soccorritori del 118. «Appena ci ha visti ci ha urlato di andare via perchè non voleva avere a che fare con la polizia. Noi le abbiano detto che eravamo operai impegnati in lavori all’interno del palazzo- continua l’ispettore Scasciamacchia nel suo drammatico racconto- e che doveva stare tranquilla. La situazione era davvero complicata in quanto i vigili del fuoco non potevano piazzare il materasso da salto.
La donna, infatti, si trovava su una parte del cornicione che non dava sulla strada. Quella ragazza continuava a dire che dovevamo andar via mentre si reggeva ad un filo di ferro che poteva spezzarsi da un momento all’altro causando, quindi, una fatale caduta nel vuoto. Anche noi eravamo in una condizione particolarmente precaria. Abbiamo instaurato un dialogo con lei. I minuti erano preziosi. Lo ho subito chiesto se aveva bisogno di bere e lei ci ha fatto cenno di sì con il capo. Era visibilmente esausta e il nostro obiettivo era tenerla sveglia e intervenire rapidamente e portarla lontano da quel maledetto cornicione». Lo stratagemma della bottiglietta d’acqua ha funzionato. L’ispettore si è avvicinato alla donna per passarle la bottiglietta e con un gesto fulmineo l’ha abbracciata più forte che poteva. A quel punto sono intervenuti gli altri agenti ma la ragazza ha tentato di divincolarsi.
E’ poi svenuta per la tensione nervosa. E’ stata subito portata fuori dal palazzo e affidata alle cure del 118. In ospedale quando si è ripresa ha guardato negli occhi gli angeli che l’avevano salvata e li ha ringraziati più volte. I “falchi”, polizotti di una sezione speciale che ogni giorno hanno a che fare con spacciatori e rapinatori. sono stati chiamati a salvare una donna che stava per farla finita. «Noi ci siamo sempre- aggiunge l’ispettore Scasciamacchia – ho provato la stessa gioia di quando, quattro anni fa, abbiamo salvato a Grottaglie una famiglia che, a causa di un nubifragio, era rimasta bloccata in auto e rischiava di annegare”.
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