
Taranto si risveglia sotto una cappa di incertezza che si ripercuote e si allunga su tutta la provincia ionica. Centro e periferia, specie sul versante occidentale Ionico, appaiono sempre più lontane e disperse come monadi nell’indistinto. Il sindaco di Taranto, Melucci, lascia il PD e fa l’occhiolino a Italia viva di Renzi, ma non sembra troppo convinto del suo prossimo futuro. Le opposizioni rumoreggiano ma non mordono.
Nel capoluogo Ionico passano i primi bus elettrici, In un clima di perenne sperimentazione precaria, dove il quartiere Tamburi sembra condurre una vita propria, divisa tra il ghetto e l’enclave in cui si continua a morire in un silenzio greve, mentre non si intravedono vie d’uscita credibili e praticabili per l’incognita ex Ilva. Fibrillazione e ansia tra gli operai e i quadri della più grande acciaieria d’Europa. In fabbrica e negli altiforni si respira un’aria pregna di interrogativi sussurrati e non risolti, perché quasi non si spera più che abbiano risposta, se non negativa.
Sulle incognite occupazionali che pesano sul futuro dei lavoratori, si abbatte ora un’altra tegola. Spunta un accordo tacito, stipulato con una lettera segreta, tra l’amministratore delegato Lucia Morselli ed il ministro per gli affari europei Raffaele Fitto, che tenderebbe a rimescolare le carte, favorendo il socio privato Arcelor Mittal, senza coinvolgere la partnership pubblica di Invitalia.
Gli operai chiedono chiarezza. Anche a Ginosa la loro protesta si perde in un Modugno sordo, mentre i sindacati annunciano nuove iniziative di lotta.
Il cielo è grigio, striato di nebbia e fumo sulle ciminiere di Taranto. Nel quartiere Tamburi si lotta ancora per una difficile sopravvivenza. Il domani è un percorso a tentoni, immoto sul presente in affanno. Come il pullman che parte nella notte sulle strade della provincia, verso un lavoro sempre più precario e un pane insicuro.
Domande e nodi vengono al pettine.
Chi rappresenta oggi gli operai, Dov’è la sinistra, Perché non torna in fabbrica e non si confronta con i problemi reali?
Certo La fabbrica è cambiata, anche i lavoratori, che forse si sentono sempre più soli e magari votano a destra. Ma la sinistra, se n’è accorta?
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