I racconti del braciere, la letteratura agreste, ma nient’affatto bucolica del laertino settantenne Giuseppe Surico che ha intagliato le sue esperienze nel legno di vecchio artigiano per poi passarle sui social donandole alla carta, sono approdate a Casa Sanremo, il salotto letterario della manifestazione canora italiana con il suo ultimo libro: “Terre violate, Filomena”. In una performance di accorato ricordo Giuseppe Surico ripercorre la sua vita di giovane sessantottino con sogni di libertà che l’hanno portato migrante in Germania e poi lavoratore studente a Milano. Tra il legno e la scrittura passano gli anni della maturità. I ricordi diventano racconti sul web, poi una professoressa sua amica lo convince a metterli su carta. E’ qui che prendono forma le figure di una storia antica, scritta a balze come se il fuoco le illuminasse, come quella di Filomena, giovane e bellissima contadina che viene sedotta e abbandonata negli anni bui del fascismo, quando la avvenenza diventava una condanna. Quello che traspare dai racconti di Giuseppe Surico è però una rabbia rinserrata di chi vede il proprio paese spopolarsi e i cervelli andare via, questi racconti dell’anima meriterebbero ben altri sipari.
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