Restauro conservativo della Cattedrale di Castellaneta Committente: Diocesi di Castellaneta – S.E.R. Mons. Claudio Maniago e S.E.R. Mons. Sabino Iannuzzi Responsabile del Procedimento: Sac. Domenico Giacovelli (Direttore Ufficio per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Diocesi di Castellaneta) e Arch. Giuseppe D’Angiulli Consulente tecnico-scientifico: Prof. Ing. Antonello Pagliuca Soprintendenza : Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo della provincia di Taranto (TA) – Arch. Maria Piccarreta (Soprintendente), Dott.ssa Barbara Davidde (Soprintendente), Dott. Roberto Rotondo (Funzionario Archeologo) e Arch. Simonetta Privitero (Funzionario Architetto) Progettisti architettonici: Arch. Giuseppe D’Angiulli, Arch. Donato Gallo, Arch. Pier Pasquale Trausi Direttore dei lavori architettonici : Arch. Pier Pasquale Trausi Progettista e Direttore dei lavori strutturali : Ing. Francesco Comes Collaudatore : Arch. Rosanna Bussolotto Coordinatore della Sicurezza : Arch. Donato Gallo Archeologo Responsabile: Dott. Vincenzo Tedesco Archeologo Rilevatore: Dott. Simone Giosuè Madeo Impresa affidataria : D’Alessandro Restauri s.r.l. Importo dei lavori: 1.100.000€ co-finanziato dall’8xmille alla Chiesa Cattolica Lotti di intervento: 3 Lotti (1° lotto: Restauro conservativo della Cappella SS. Crocifisso; 2° lotto: Restauro conservativo della Cappella Maria SS. Consolatrice e Cappella del Capitolo; 3° lotto: Restauro conservativo delle coperture della Cattedrale, delle superfici interne e consolidamento del sistema fondale) Chiusura e riapertura Cattedrale: 9 Marzo 2020 – 15 Maggio 2023 1. Cenni storici La Cattedrale di Castellaneta, intitolata a S. Maria Assunta e probabilmente prima a San Nicola, costituisce una delle più importanti testimonianze della storia devozionale cittadina. Poco si conosce della chiesa primitiva che fu edificata con l’istituzione della sede vescovile, negli ultimi decenni dell’anno Mille. È certo che la primitiva chiesa fu sostituita nel secolo XIV da una nuova e grandiosa costruzione nelle forme dello stile romanico pugliese, con pianta basilicale a tre navate divise da colonnati in pietra e tre absidi. In seguito alle disposizioni stabilite dal Concilio di Trento si attuarono una serie di trasformazioni tra cui, nei primi decenni del secolo XVII, la sistemazione del coro ligneo e nei decenni successivi le predisposizioni di nuove cappelle laterali legate alla intraprendenza delle confraternite cittadine. Tra queste, nel 1538 il vescovo Monsignor Abramo concesse una parte del cimitero per la realizzazione della cappella del SS.mo Sacramento che prima veniva onorato sull’altare maggiore. Dopo circa un secolo, nel 1643, fu costruita la cappella di S. Maria Consolatrice per opera della già costituita Confraternita De’ Centuriati e, successivamente, fu aggiunta la terza cappella intitolata al Santissimo Crocifisso. Nel 1771 fu aggiunta una nuova imponente facciata realizzata in pietra calcarea bianca che ha definitivamente cancellato ogni traccia esterna delle forme romano-gotiche preesistenti. La facciata tardo-barocca è ornata da sei statue di cui quattro nella parte alta (terminante con una balaustra che raffigurano le quattro virtù cardinali) e due laterali vi (sono le statue dei santi Gennaro e Nicola). Oggi restano ancora alcune membrature medievali, oltre che nel campanile, nelle tracce di archi trilobati sulle murature laterali sovrastanti, e nella parte sud del transetto in corrispondenza della cappella di San Nicola e, infine, di due capitelli scolpiti uno con motivi vegetali e l’altro recante tra il fogliame di una maschera. Nel secolo XVIII oltre ad altri lavori di rinnovamento furono sostituiti quattro altari esistenti con altri più preziosi in marmo a tarsie policrome, opere d’arte di pregevole fattura, testimonianza della famosa tradizione artigianale napoletana capace di produrre particolari di qualificata fattura. La definizione architettonica degli interni venne completata fra il 1730 ed il 1750 quando, per volontà del vescovo Massenzio venne posato anche un nuovo pavimento. L’interno in stile neoclassico, suddiviso in tre navate da colonne binate dagli elaborati capitelli compositi che reggono una elaborata trabeazione, è decorato in stucco lucido e finti marmi. Le navate laterali sono voltate mentre la copertura di quella centrale è costituita da un grande controsoffitto ligneo dipinto con eleganti cornici intagliate e dorate, impreziosito da opere settecentesche di Carlo Porta da Molfetta (1733-1739) raffiguranti l’Assunta e san Nicola. Sulle navate laterali insistono otto cappelle, tra cui in particolare la cappella di san Nicola con un busto argenteo del santo (1756) e quella della santissima Trinità con il paliotto ligneo dell’altare risalente al XV secolo. Due dipinti di Domenico Carella da Martina ornano la zona del presbiterio, ove sono collocate anche due statue dei santi Pietro e Paolo (del XVI secolo). 2. Lo spazio architettonico della Cattedrale La Cattedrale ha tre navate di cui la centrale è coperta da un prezioso soffitto ligneo e separata dalle due laterali da colonne binate in stucco lucido marmorizzato con capitelli composti, il tutto sormontato dal claristorio che presenta cinque finestre per lato. La partitura è ripetuta nelle navate laterali, voltate a botte, con semicolonne che scandiscono l’ingresso alle cappelle confraternali e alla sagrestia. Il presbiterio, coperto da una cupola cieca su pennacchi angolari e decorata a spicchi con rosone centrale, è arricchito da tarsie marmoree e da un arco trionfale. L’abside è coperta da un semicatino decorato a cassettoni costruito attorno ad una finestra ovale centrale. La fabbrica ha una lunghezza di circa 45m (corrispondente con la fine del catino absidale), una larghezza di 17,70m e una altezza di circa 12,60m in corrispondenza del soffitto ligneo, 10,25m in corrispondenza della volta nella navata laterale e 16,00m nella cupola del presbiterio; essa è costruita secondo la tipica tradizione costruttiva locale, con muratura portante in calcarenite locale regolarmente tessuta; la copertura della navata centrale presenta una capriata lignea rivestita da un manto tegole in coppi. 3. Analisi dello stato conservativo e pratiche di intervento Cinematismi della navata laterale Dal punto di vista strutturale la fabbrica presentava evidenti segni di cinematismi in atto in corrispondenza della navata laterale. In particolare si manifestava una ampia zona di depressione della superficie pavimentata, tra la seconda e la terza campata, con conseguente quadro lesionativo sulle superfici in bardiglio (pavimento e basamento perimetrale) e parte sui decori in marmorino del colonnato.
È stata, quindi, intrapresa una ricca campagna di indagini diagnostiche non distruttive (fessurimetri, con monitoraggio di 1 anno, video endoscopie, indagini geoelettriche e con georadar). Tali indagini hanno restituito non solo la precisa area affetta da cinematismo ma anche la presenza di cavità sottostanti il pavimento della navata; tutto ciò ha permesso di calibrare, quasi in modo chirurgico, l’intervento di restauro al fine di non compromettere le rilevanze archeologiche presenti e messe in evidenza durante lo scavo archeologico. La fase esecutiva, legata alla cantierizzazione dell’area di intervento, pertanto, ha avvallato le premesse progettuali e diagnostiche, secondo cui la forte umidità presente nel terreno (probabilmente dovuta a limitrofe falde acquifere) aveva compattato in diversi punti il terreno sciolto generando fenomeni di cinematismo differenziale e conseguenti crolli dei sesti delle volte degli ambienti sottostanti l’attuale quota pavimentata, generando a sua volta forme di depressione del pavimento della navata laterale. Pertanto, il progetto di consolidamento, d’intesa con la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo della provincia di Taranto (TA), ha previsto la realizzazione di un reticolo di travi in acciaio che circoscrive i pilastri in muratura, garantendo una superficie maggiore di scarico e una maggiore rigidezza dell’intero piano fondale, oltre a limitare il carico sulle volte di copertura sottostanti esistenti, contrastando le spinte passive orizzontali. La realizzazione di un successivo piano pavimentato, opportunamente separato dalle preesistenze rinvenute, ha permesso di ripristinare l’originale conformazione della pavimentazione (già opportunamente rimossa, catalogata, levigata e lucidata). Intervento sulle superfici esterne La naturale esposizione della muratura agli agenti atmosferici ha catalizzato fenomeni, seppur fisiologici, di erosione del giunto di malta della muratura, attacchi biologici e incrostazioni sulle superfici in pietra naturale. Tale fenomeno ha provocato non solo una alterazione cromatica della superficie muraria (non permettendo la naturale e originale lettura della facies esterna della fabbrica) ma anche fenomeni diffusi di alveolizzazione (così dette carie della calcarenite tufacea). L’intervento, pertanto, ha previsto, per il prospetto principale esterno e del claristorio: la rimozione della vegetazione infestante, dei rappezzi incongrui in malte cementizie, di vecchie pitture e scialbi degradati e visivamente non più aderenti, nonché di incrostazioni superficiali dovute alla naturale esposizione della pietra agli agenti atmosferici. Si é proceduti, quindi, alla pulitura del paramento murario consistente in debiotizzazione da specie vegetali infestanti e, quindi, al restauro del paramento murario nella sua originale facies. Intervento sulle coperture e sulle superfici interne La tradizionale copertura costituita da elementi in laterizio presentava evidenti lacune e rotture dei coppi, nonché cristallizzazione della guaina bituminosa; tale stato conservativo, ormai da tempo, aveva provocato delle infiltrazioni di acqua meteorica all’interno delle Cappelle del SS. Crocifisso, di Maria SS. Consolatrice e del Capitolo nonché delle restanti parti della Cattedrale, catalizzando fenomeni di degrado sulle superfici interne, in alcune parti decorate con marmorini (claristorio) o con intonaci, stucchi e modanature in gesso. L’intervento, pertanto, ha previsto: 1. Il rifacimento dello strato di impermeabilizzazione e del manto di copertura, con riuso degli originali elementi ed integrazione di coppi curvi tradizionali; 2. Il restauro conservativo delle superfici interne intonacate, mediante la rimozione di depositi superficiali, il consolidamento e il restauro conservativo delle superfici decorate con effetto marmorino e il risanamento di murature dall’umidità ascendente mediante finiture macroporose deumidificanti.
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