Un orologio a pendolo come questo, fermo ad un’ora immota, è quasi il simbolo di una Ginosa che non c’è più; forse anche di tanti altri paesi del Sud e non, immersi in un torpore dal quale ci sentiamo tutti risucchiati, specie in questi tempi di covid, in cui il Tempo, quello storico e sociologico, sembra essersi fermato. Non soltanto in senso metaforico.
Se guardiamo alle case dei nostri nonni, e forse anche dei nostri padri, tutti ci ritroviamo una Pendola, che assume il valore affettivo e mai nostalgico di un’infanzia accarezzata e ripescata, non solo come luogo dei ricordi, ma come propulsore di un nuovo domani.
Al sud e in Puglia, sembra non ci sia più nessuno in grado di aggiustare orologi antichi in disuso. Dobbiamo arrenderci a capolavori meccanici irrimediabilmente fermi e impolverati?
L’eredità di vecchi artigiani, capaci di far vibrare le nostre e le loro corde, facendoli camminare di nuovo e suggerendo a noi nuovi percorsi, pare perduta per sempre.
E se il nostro passato fosse invece una risorsa a cui attingere, a cui guardare con rinnovato interesse, facendone una prospettiva, anche per i giovani che volessero cimentarsi in una scommessa nuova, riprendendo vecchie Arti e magari aggiustando un orologio a pendolo che riporti il tempo a camminare lungo i giusti binari, riscoprendo, se possibile, la lentezza e la gentilezza di una identità riscoperta nella bellezza di ogni giorno?
Pensiamoci. Il recovery found, i fondi europei da cui saremo sommersi, che in realtà si chiamano New Generation, potrebbero servire anche a questo. (mip).
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