GINOSA – E’ di Ginosa l’uomo che fa luce da anni sui maggiori disastri ferroviari d’Italia. Il commissario Angelo Laurino, comandante della Polfer di Milano, è nato 56 anni fa in una casa di Ginosa, poco lontano dal castello, giocando nei vicoli del centro storico fin da bambino e poi abitando nel quartiere Popolicchio, Dove ha ancora una casa chi usa tutte le volte che corre a rifugiarsi in paese. È ancora legatissimo a Ginosa ci viene ogni volta che può. Entrato giovanissimo in Polizia, come ausiliario, dopo il corso alla scuola di Alessandria, è stato destinato alla Polfer, dove ha coronato con fatica ed intimo senso del dovere, una brillante carriera laureandosi brillantemente in giurisprudenza e raggiungendo il grado di commissario. Sono quello che arriva sulla scena del delitto – rivelato Laurino ai colleghi del Fatto Quotidiano. Dopo Viareggio mi sono occupato di altri 3 incidenti ferroviari: a Milano dove un treno è finito nel cortile di un condominio, a Bergamo e a Sondrio” e e della strage ferroviaria Andria Corato -, arrivato il commissario. della Polfer. Laurino è certamente il teste più importante del processo. Intorno ai suoi pareri, alle sue verifiche, ai risultati dei suoi innumerevoli sopralluoghi – raccolti dalla Procura di Lucca in un faldone di 166 pagine con foto e schemi allegati – sta la verità su quella notte.
Sì, perché il processo sul disastro di Viareggio si gioca tutto su alcuni complicati dettagli tecnici difficili da analizzare persino per i pm e i giudici. Dettagli, come il ruolo giocato dalla piegata a zampa di lepre o dal picchetto, che potrebbero far pendere la bilancia della giustizia da una parte o dall’altra, contro Ferrovie o a favore di esse. In ballo, non c’è solo la verità per i parenti delle 32 vittime, ma un intero sistema ferroviario che, in caso di negligenze nel sistema della sicurezza, dovrebbe essere rivoluzionato, con costi davvero enormi.
: a provocare il deragliamento è stata soprattutto la frattura di un fusello. “La ruggine era diffusa su tutto l’assile” spiega mostrando la foto di una coppia di ruote collegate da un asse completamente arrugginito. Una volta deragliata, la cisterna si è ribaltata. E, a causarne lo squarcio, sarebbe stato proprio il picchetto, cioè quel pezzo di metallo tagliente piantato in verticale ai lati dei binari che serviva per regolarne le curve, oggi sostituito da tecnologie gps più avanzate e sicure.
“Il picchetto – dichiarato Il commissario – è l’elemento che abbiamo rinvenuto con una forte abrasione con 7 cm almeno di vernice bianca staccata. E non era nella sua posizione normale”. Come a dire che con ogni probabilità è stato quello ad aver inciso la cisterna e provocato lo squarcio da cui è fuoriuscito il gpl. E non, come vorrebbero far credere i consulenti di Ferrovie e del gip, la piegata a zampa di lepre, cioè un pezzo di rotaia. “Quella – ha sostenuto Laurino in aula – non sopravanzava l’altezza del binario nella maniera più assoluta. Le foto e le tracce ci dicono che dalla zampa di lepre ci è passata la sottostruttura del carro, mentre la cisterna l’ha solo sfiorata, non incisa”.
Da anni alcune direttive chiedevano che i picchetti venissero rimossi. Cosa che è avvenuta con le linee ad alta velocità. Il punto è tutto qui: le zampe di lepre sono parti ineliminabili. Se la colpa fosse della zampa di lepre, le Ferrovie si vedrebbero sollevate da molte responsabilità. Sugli ultimi sviluppi del processo di Viareggio, come ovvio Il commissario Laurino mantiene il più stretto riserbo. Il suo sogno più grande e è quello di poter tornare il Ginosa definitivamente e potersi godere gli affetti la famiglia e gli amici.
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