Parte da Salerno la prima sperimentazione del vaccino completamente italiano ad opera del professor Paolo Maggi, infettivologo, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive dell’Ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, docente di Malattie Infettive presso l’Università della Campania, Luigi Vanvitelli, autore di oltre trecento pubblicazioni scientifiche, studioso del metodo scientifico e della filosofia della medicina.
Dai primi dati che abbiamo a disposizione, dice il professor Maggi, derivati dalla fase 1 dello studio, sembra essere un vaccino molto efficace, ben tollerato, che non necessita di refrigerazione a -80°, e di cui dovrebbe bastare una singola dose. I primi dati di questa fase dello studio, la fase 2, dovrebbero essere disponibili entro maggio. Si tratta di un vaccino a “vettore virale”, in parole semplici, utilizziamo un Adenovirus, un virus innocuo e non in grado di moltiplicarsi nel corpo umano, per portare nel nostro corpo le informazioni necessarie a produrre la ormai famosa proteina Spike del Covid, quella che determina l’ingresso del virus nelle cellule del nostro apparato respiratorio, e permettere così al nostro sistema immunitario di imparare a difenderci dall’infezione. E’ un po’ l’antica strategia del cavallo di Troia. I vaccini che abbiamo utilizzato fino ad adesso, e che continuiamo ad utilizzare per proteggerci dall’influenza, dal morbillo, dalla rosolia o da altre infezioni virali, sono costituiti da frammenti di virus, o addirittura da virus intero, ucciso o indebolito. Certamente i vecchi vaccini presentano rischi maggiori rispetto ai vaccini che stiamo sviluppando contro il Covid-19.
–L’anno scorso il trattamento anti-Covid a Caserta era a base di Remdesivir… Com’è cambiato il protocollo nel corso di questo anno? Cosa si è scoperto in più sull’invasività del virus?
Nella prima fase della pandemia abbiamo provato ad adattare alcuni farmaci che già possedevamo per combattere altri virus, o per frenare l’eccesso di risposta immunitaria, in attesa di avere trattamenti specificatamente studiati contro il Covid. Molte di queste strategie si sono dimostrate inutili. Lo stesso Remdesivir, che tuttora in alcuni casi continuiamo ad utilizzare, si è dimostrato un po’ meno efficace di quanto speravamo. Continuiamo ad usare eparine a basso peso molecolare e cortisonici, ma solo in precise fasi della malattia, utilizzati troppo presto possono essere anche dannosi. Non abbiamo al momento disponibili sul mercato farmaci di provata efficacia. Ma qualcosa sta per arrivare, come gli anticorpi monoclonali, che potrebbero essere un’arma decisiva nella cura della malattia. (Salwrno24News)
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